PANEL CEA 18 OTTOBRE 2022 - RESOCONTO, MATERIALI DA SCARICARE -

Video-registrazioni e sintesi delle relazioni del Panel “Crisi del nuovo secolo e custodia della Terra



Martedì 18 ottobre 2022 con inizio alle ore 17.30, online, si è tenuto il Panel CEA “Crisi del nuovo secolo e custodia della Terra”.

Il Panel, composto da Vincenzo Balzani, Mauro Bossi, Corrado Clini e Ippolito Ostellino ha affrontato l’intreccio di tre questioni:
  • consumo non sostenibile di risorse naturali e di combustibili fossili che sempre più allontana l’uomo dalla sua missione di custode della casa comune;
  • effetti della guerra e della crisi energetica che rallentano le azioni di contrasto alla riduzione della biodiversità e di lotta al cambiamento climatico;
  • inefficacia delle convenzioni e delle leggi adottate a salvaguardia del pianeta per arrestare il declino della qualità degli ecosistemi naturali e del vivere umano.
In apertura Gianluca Borghi, Assessore alla Sostenibilità Ambientale, Energetica e alla Mobilità del Comune di Parma, è intervenuto in rappresentanza dell’Amministrazione locale richiamando il tema in discussione e la sua centralità per il nostro futuro: la sostenibilità come prospettiva ineludibile per ogni nostra azione.

L’Amministrazione non intende più semplicemente riferire a nuovi modelli di sviluppo, a una sostenibilità con poche dimensioni.

Ogni nostra azione deve essere improntata ad una visione in cui si prende atto che le molte crisi che stiamo attraversando ci avvicinano al punto di non ritorno.

I temi che oggi guidano l’azione di tutta l’Amministrazione sono espressione del nuovo Piano Urbanistico Generale e della Missione UE Città Climaticamente Neutrali, di cui Parma fa parte assieme ad altre otto città italiane.

Risparmio energetico, raggiungimento della neutralità carbonica per il 2030, consumo di suolo zero, miglior utilizzo delle risorse idriche sono fra gli obiettivi del nuovo mandato amministrativo.

Ogni stimolo, ogni sollecitazione, come questa iniziativa del CEA, saranno raccolti dall’Amministrazione che è anche aperta alla collaborazione coi cittadini, le imprese e i corpi sociali, che in larga parte sono già pronti per accettare queste sfide.


Il moderatore del Panel Mauro Bossi (rivista Aggiornamenti Sociali) ha dato inizio ai lavori richiamando la parola “crisi” che compare nel titolo dell’incontro odierno.

La parola crisi, che abbiamo frequentemente usato negli anni passati e che sempre più spesso compare negli ultimi mesi, è stata ultimamente riferita alla crisi energetica.

Ma nei momenti emergenziali il rischio è di focalizzarsi su un unico punto e di dimenticare il contesto che oggi è rappresentato dalla situazione globale sotto il profilo politico, ambientale, dei cambiamenti climatici e delle diseguaglianze.

A sua volta il contesto è dato anche dai presupposti culturali con i quali affrontiamo queste problematiche. L’ecologia, che rappresenta l’intelligenza delle connessioni, può offrirci le basi culturali per tenere insieme le parti del sistema ambientale.

 
Il moderatore è poi passato alla presentazione dei tre relatori (biografia da scaricare a piè di pagina) ai quali è stato chiesto aiuto per leggere il momento presente attraverso prospettive diverse. Ha così invitato Corrado Clini (ministro dell’ambiente dal 2011 al 2013) a parlare in termini prospettici della transizione energetica che stiamo affrontando, i.e., come governare sul lungo periodo una transizione che sia sostenibile da tutti i punti di vista.

Clini ha esordito dicendo che quella che viviamo è soprattutto una crisi di comprensione della complessità. Le problematiche vengono considerate separatamente l’una dall’altra, manca una visione di integrazione tra sicurezza ambientale, sicurezza climatica e sicurezza energetica.

Clini ha svolto la sua analisi per punti a cominciare dalle scelte dell’Italia e dell’Europa di adagiarsi sulla disponibilità di gas a basso costo dalla Russia. Una politica che rende oggi l’Italia scoperta con una dipendenza dai combustibili fossili per l’80%. Le politiche energetiche mirate a ridurre la dipendenza dalle fonti fossili non hanno ricevuto impulsi adeguati e soprattutto il tema energia non è stato affrontato in modo da essere pronti a gestire momenti di crisi tipo l’attuale. Un errore è stato sicuramente l’abbandono di strategie che già 15 anni fa prevedevano l’utilizzo di fonti rinnovabili in nord Africa, con realizzazione di interconnessioni elettriche verso la rete europea, il che avrebbe risposto ad almeno la metà della domanda europea.

La conclusione è che oggi stiamo ancora considerando opzioni energetiche che fanno riferimento al secolo passato con effetti molto negativi sulle emissioni climalteranti che nel 2021 sono aumentate del 6% rispetto al 2020. Una realtà scientifica incontestabile come la NOAA statunitense dice che la CO2 in atmosfera ha raggiunto livelli pericolosi che accentueranno i disequilibri climatici in atto. Gli eventi estremi, ormai ben noti, sono il segno di questo disequilibrio e sono destinati ad aumentare come frequenza e intensità. L’urgenza della decarbonizzazione è rafforzata dall’evidenza che la CO2 immessa in atmosfera ci resterà a lungo e che anche in caso le emissioni diminuissero gli eventi estremi continuerebbero comunque ad aumentare.

Altro aspetto di grandissima preoccupazione è lo stato degli oceani. Nel 2022 è stata stimata una temperatura delle acque superficiali mediamente superiore di 2.0-2.5 °C rispetto alla media del periodo di riferimento 1990-2020. Nel mediterraneo occidentale sono state misurate punte superiori a 6 °C rispetto alla media 1990-2020.

Gli effetti sugli ecosistemi marini destano preoccupazione, nel Mediterraneo stanno prendendo il sopravvento le specie aliene, nell’Atlantico le specie si spostano verso le alte latitudini. A questo corrisponde una alterazione della pescosità con una riconosciuta diminuzione della produttività che impatta in particolare sulle popolazioni costiere più povere, economicamente dipendenti dalla pesca.

Infine, non vanno dimenticati gli impatti sui territori che subiscono i maggiori effetti della siccità e della perdita di produzione agricola. Si tratta di paesi economicamente fragili del sud est asiatico e dell’Africa in cui si determinano migrazioni interne verso le aree con maggior disponibilità di acqua e cibo, un fenomeno che secondo l’ONU coinvolge 180 milioni di persone.

 
Link alla videoregistrazione dell'intervento di Corrado Clini

 
Ippolito Ostellino (esperto aree protette e paesaggio) viene coinvolto dal moderatore che richiama i temi della protezione della natura e della biodiversità, di cui si occupa Ostellino, che sono spesso percepiti come un tema locale ma che invece esprimono delle tendenze globali, delle traiettorie di fondo tra umani e natura.

Ostellino cita innanzitutto l’interferenza dell’uomo sul pianeta, a cui si può fare riferimento con la “Grande Accelerazione”, vale adire l’utilizzo di risorse naturali e la produzione di rifiuti da parte dell’uomo che accelera da fine XVIII secolo e che poi impenna da metà XX secolo.

Oggi, la biomassa terrestre è stata raggiunta dall’antropomassa umana, gli oggetti da noi costruiti sono arrivati a pesare come la biomassa planetaria. Per contenere la Grande Accelerazione sono state prodotte delle norme, anche molto complesse, sulla conservazione della natura che sono state poi estese all’intero territorio come ad esempio la Direttiva Acque EU.

Da una riflessione fatta di recente da Ostellino assieme a Giuliano Tallone è risultato che l’efficacia di questo gigantesco apparato normativo è scarsa, la perdita di biodiversità continua ad aumentare, tanti degli obiettivi fissati non sono stati raggiunti. Appare quindi chiara l’esigenza di affiancare a questo apparato normativo un approccio diverso.

Oltre a contenere la grande accelerazione è anche necessario aggirarla traendo da quanto è stato scritto sul rapporto uomo-natura sotto il profilo etico, empatico. A partire da metà 800 tutti i pensatori hanno avuto come riferimento il tema della complessità e progressivamente portato a maturazione un’idea infine riassunta al meglio dal Mahatma Gandhi: “Siate voi stessi il cambiamento che vorreste vedere nel mondo”.

Il “pugno” normativo coi suoi vincoli non basta, occorre affermare una nuova cultura basata su quattro pilastri. Il primo tocca l’area della coscienza, avere rispetto di sé, un approccio che per quanto affascinante potrebbe essere considerato evanescente sotto il profilo tecnico. La coscienza di sé si raggiunge anche con la meditazione, con la preghiera, che possiamo considerare elementi rivoluzionari.

Il secondo riguarda la sacralità della natura. Non è vero che la specie umana non ha limiti, la questione del limite è fondamentale, la potenza della natura va rispettata considerandola un elemento sacro. La sfera della natura che l’Io dell’uomo moderno considera marginale, pellicolare, è invece centrale.

Il terzo è rappresentato dall’economia della vita, come la chiama Attali, vale a dire l’economia dei servizi, della salute, dell’agricoltura, insomma tutto quello che è vitale per la nostra esistenza la cui applicazione risulta fortemente trasformativa.

Il quarto è il cibo. Oggi comportarsi in modo diverso dal punto di vista personale è altamente rivoluzionario. Bisogna mangiare biologico, biodinamico, evitare i cibi preconfezionati, cucinare da soli con materie semplici e sane.

Questo approccio individuale, bottom up, può portare a risultati molto più significativi di tutte le leggi di questo mondo. La sua affermazione sociale richiede specifiche politiche culturali sia orientate al mondo della scuola sia agli adulti, anche sotto forma di educazione permanente.

La creazione di gruppi di persone, di piccole comunità collaborative, potrebbe essere la leva capace di affermare una nuova cultura basata su questi quattro pilastri di saggezza.

 
Link alla videoregistrazione dell'intervento di Ippolito Ostellino
 

Il moderatore introduce Vincenzo Balzani (professore emerito dell’Università Bologna) citando la sua lunga esperienza scientifica e il suo impegno nel gruppo Energie per l’Italia e chiede come da questa prospettiva egli vede la situazione presente e le sfide del futuro prossimo.

Balzani esordisce ricordando che stiamo facendo una transizione energetica dai combustibili fossili alle rinnovabili che, contrariamente ai primi, non producono né inquinamento né CO2.

Non possiamo più permetterci di bruciare, dobbiamo passare a un nuovo fuoco rappresentato dal sole dal vento e dall’acqua (idroelettrico). Parliamo di energie dette primarie grandemente disponibili sulla terra basti dire che il sole ci manda 20.000 volte l’energia che usiamo.

E tuttavia noi non usiamo le energie primarie ma energie cosiddette di uso finale, i.e., energia elettrica, termica e meccanica, che per essere prodotte richiedono delle materie prime prese dalla terra che ne dispone in quantità limitata. La terra è un’entità finita, la terra è il nostro limite.

Se facciamo l’esempio dell’automobile elettrica che richiede delle batterie, sappiamo che le batterie migliori sono quelle al Litio, un elemento relativamente scarso sulla terra. Ancora, supponendo di dover costruire delle pale eoliche, un elemento fondamentale è il Neodimio della famiglia delle Terre Rare, che come dice il termine, sono scarse e che oltretutto sono possedute in gran prevalenza dalla Cina.

Dobbiamo quindi partire da come è fatto il mondo e non da come si vorrebbe che fosse. Dobbiamo inoltre accettare di passare all’economia circolare da far funzionare con le energie rinnovabili. Dobbiamo anche comprendere che per fare le cose necessitiamo di collaborazione internazionale.

È dalla terra che viene l’invito a collaborare, o meglio che ci costringe a collaborare. Noi possiamo sopravvivere solo se risparmiamo, ricicliamo e collaboriamo e il presupposto per collaborare è la pace.

Per vivere in pace sulla terra occorre una rivoluzione culturale basata su quattro condizioni:
  • Il pianeta va custodito e non consumato;
  • La transizione dai combustibili fossili alle energie rinnovabili è necessaria e urgente;
  • Le risorse della terra vanno utilizzate con sobrietà, risparmio, riciclo;
  • Serve collaborazione internazionale nell’uso delle risorse in quanto non sono equamente distribuite.

Link alla videoregistrazione dell'intervento di Vincenzo Balzani


Nella seconda parte della seduta (link alla registrazione integrale qui sotto) i partecipanti hanno rivolto domande al Panel e, fra gli altri, sono stati raccolti gli interventi di Aldo Longo, Massimo Mainardi, Giuseppe Piacentini e Renzo Valloni.

 
Link alla videoregistrazione integrale con discussione finale


Scarica le biografie dei relatori (PDF)





 
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